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giovedì 8 agosto 2019


CANCRO: QUESTA PAROLA CHE CI FA TREMENDAMENTE PAURA

Che cos’è la Psiconcologia?

E’ la disciplina che si occupa delle conseguenze psicologiche causate da un tumore.

Ammalarsi di cancro è un avvenimento traumatico che investe tutte le dimensioni della persona (la sfera psicologica, i valori individuali e spirituali, i rapporti interpersonali e sociali), e non solo quella fisica, comprendere a fondo quanto la persona vive e quale è l’impatto della malattia e delle conseguenti terapie sull’esistenza è un punto fondamentale per fornire ai pazienti la necessaria assistenza.

Se l’ansia, la paura, la preoccupazione, la demoralizzazione, la rabbia sono normali risposte alla malattia, quando queste diventano più intense, più continue e perseveranti, è importante chiedere aiuto psicologico specialistico senza vergogne di vulnerabilità o timore di essere “anormali o malati di mente”.

 

Che cosa accade quando ci si ammala?

Qualsiasi ospedalizzazione per qualsiasi patologia costituisce pertanto una interruzione, una rinuncia ad una progettualità, ponendo pertanto la necessità di una nuova, dolorosa, difficile riformulazione, si richiede una capacità di adattamento.

Interventi psicologici specifici e mirati sia in favore del paziente che dei familiari possono contribuire in maniera determinante a favorire il processo di accettazione, adattamento  alla patologia, favorendo la necessaria compliance con l’equipe curante.

 

Cosa comporta la diagnosi di Cancro?

·         Evento stressante cronico che può generare reazioni psicopatologiche.

·         Evento che interviene bruscamente nella vita del soggetto alterando il suo equilibrio psico-fisico.

·         Affrontare il cancro significa trovarsi di fronte alla paura della morte, ed incide profondamente nel suo senso di identità del soggetto e sulla  sua visione del futuro.

 

Che funzione ha il supporto psicologico?

Diventa il luogo in cui interrogarsi sulla possibilità di riuscire a vivere la propria vita nell’unico tempo importante quello presente, indipendentemente dal tempo che resta da vivere.

Il supporto psicologico ha lo scopo:

·         Di alleviare la sofferenza legata ai momenti stressanti della malattia.

·         Potenziare le strategie di coping di pazienti e familiari.

 

“Accogliere” il cancro nella famiglia.

La malattia neoplastica sembra collocarsi nelle relazioni familiari come un evento incomprensibile ed incontrollabile, imprevedibile per il paziente e per la sua famiglia.

Costringe nei casi più gravi ad una rapida riorganizzazione della struttura familiare.

La famiglia non è la somma dei suoi componenti, ma un tutto dinamico all’interno del quale il comportamento di ciascuno è legato al comportamento di tutti gli altri, in un influenza reciproca.

La famiglia va considerata come un sistema colpito dal cancro in cui tutti i componenti condividono una stessa esperienza, che causa una sofferenza psicologica reciproca e interdipendente.

Le risposte di coping dipendono dalle caratteristiche relazionali esistenti prima della malattia, come la coesione, l’assenza di conflittualità, l’espressività emotiva.

Le reazioni emotive che si possono innescare di fronte alla diagnosi di cancro di un proprio caro, spaziano dalla negazione al risentimento, dalla rabbia alla depressione, in alcuni casi si possono cristallizzare dando luogo a una psicopatologia.

Il cancro colpisce il corpo di un individui, ma ad ammalarsi è tutta la famiglia, organismo unitario dotato di una propria omeostasi.

 

La relazione di coppia e impatto sul coniuge.

·         Il coniuge può reagire alla diagnosi di cancro della partner con livelli elevati di ansia.

·         Si può verificare a volte un’ allontanamento emotivo del partner e difficoltà di comunicazione, è come se ognuno soffrisse in una stanza separata.

 

La storia di un caso clinico …

Il signor Marco, nome di fantasia, era un imprenditore possedeva diverse ditte dislocate tra le Marche e l’Abruzzo , in seguito alla scoperta della malattia , la gestione dell’azienda passa al figlio, l’azienda entra in crisi.

decade l’immagine di uomo forte e di potere e subentrano i problemi economici.

la coppia coniugale era caratterizzata da un matrimonio di facciata, dove nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di prendere la decisione di andarsene o di portare avanti la separazione seriamente, con la scoperta della malattia a marco viene a mancare il sostegno.

i litigi, negli ultimi tempi, tra di loro riguardavano in particolare i figli, i quali si trovano ad essere triangolati nel conflitto tra i genitori.

Che obiettivo ci siamo posti?

·         lavorare sulla dimensione sana che la malattia non poteva modificare.

·         il fatto che lui rimane il padre dei suoi figli , fino a quel momento a causa del suo lavoro era stato un padre assente poco partecipe, la malattia poteva farlo avvicinare ai suoi figli. sperimentarsi come padre.

Risultati ottenuti:

·         se inizialmente il paziente non veniva mai accompagnato da nessuno, successivamente sua figlia femmina veniva a fargli compagnia.

·         diminuzioni conflitti con la moglie : anche lei in tutta la loro storia aveva sofferto, riconoscere quest’aspetto .

            tutto ciò permetteva di affrontare con più forza la lotta contro il cancro.

·         buona alleanza terapeutica.

 

Possiamo concludere che:

“I terapeuti promuovono la resilienza, quando dedicano il loro interesse alle risorse e alle capacità di individui e famiglie, in misura uguale ( e preferibilmente superiore) a quelli dedicati ai loro problemi e deficit” Walsh,1998.

 

BIBLIOGRAFIA:

·         Articolo di l. di Caprio « Accogliere il cancro nella famiglia: una prospettiva clinica», tratto dal Giornale di Psico-Oncologia.

·         Articolo di Angela Piatello, Eleonora Capovilla e Salvatore Palazzo « I sogni nel paziente oncologico», tratto dal Giornale di Psico-oncologia.

·         Articolo di Anna Costantini « I sogni nelle diverse fasi della malattia tumorale» tratto dal Giornale di Psico-Oncologia.

·         Psicologia, vol.1, Westen D., Zanichelli , 2002.

·         « Genitori e figli: il parenting nei pazienti oncologici» , Gabriella De Benedetta, Giuseppe Ruggiero, Antonio Pinto.

·         « Relazioni tra familiari e malato come si modificano e si evolvono», G. De Benedetto, V. Abate, S. D’Ovidio, V. De Angelis, I. De Luca, C. Ruggiero, F. Casale, A. Pinto.

·         « Impatto psicologico della diagnosi di cancro sul coniuge e crisi nella relazione di coppia» S. Fedel, A. Lucenti, C. Arcuri, F. Valduga, E. Galigioni, M. Gemma Pompei.

 

A cura della Dott.ssa Jessica Ferrante

Psicologa-Psicoterapeuta.

Terapeuta EMDR.
EMDR: Che cos’è?
L’EMDR è un metodo psicoterapeutico validato a livello scientifico, utile per l’elaborazione dei traumi, su cui un individuo può imbattersi nel corso della propria vita.
 
Si distinguono due tipi di traumi: i traumi con la T maiuscola sono eventi che minacciano l’incolumità della persona o di un nostro caro, pensiamo alle calamità naturali, a un grave incidente stradale, all’ essere vittima di aggressioni, stupri, omicidi o suicidi.
 
Esistono poi i traumi con la t minuscola, che sono esperienze apparentemente meno rilevanti, che se però protratte nel tempo o subite in momenti di particolare fragilità o durante l’infanzia possono lasciare segni importanti nelle nostre vite. Pensiamo a chi ha subito umiliazioni, abbandoni, trascuratezza durante l’infanzia.
 

 

COME CAPIRE SE UN TRAUMA E’ ELABORATO O NO?
 
Un trauma non elaborato diventa parte di un circolo vizioso di pensieri, emozioni e sensazioni corporee disturbanti .
Sensazioni di insicurezza, mancanza di autostima, colpevolizzazioni, attacchi di panico, ansie sono gli strascichi più frequenti.
 
EMDR: come funziona?
 
Inizialmente lo psicoterapeuta che ha ricevuto la specifica formazione in EMDR raccoglie la storia del paziente, identificando con lui gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema: attacchi di panico, ansie, fobie.
Sono questi ricordi che verranno elaborati con l’EMDR.
Il paziente viene invitato a notare i pensieri, le sensazioni fisiche e immagini collegati con l’esperienza traumatica, nel contempo il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti oculari, o procede con stimolazioni alternate destra-sinistra.
Dopo l’EMDR il paziente ricorda ancora l’evento ma sente che tutto ciò fa parte del passato ed è integrato in una prospettiva più adulta.
Mi preme sottolineare come durante l’EMDR , il paziente è colui che guida il processo e il cervello che compie il lavoro più grande.
 
EMDR: controindicazioni
Non vi sono controindicazioni nell’utilizzo dell’EMDR.
A CHI PUO’ ESSERE APPLICATO E PER COSA?
-          ADULTI (incidenti stradali, lutti, scoperta di una malattia, abusi, maltrattamenti, aggressioni, trascuratezza durante l’infanzia o abbandoni, omicidi, suicidio di un proprio caro)
-          BAMBINI (Lutti, Separazioni, Vivere con un solo genitore, Assistere a maltrattamenti in famiglia, Incuria, Lutti non elaborati dal genitore anche precedenti alla nascita del bambino, Segreti familiari, Malattia di un genitore, Ospedalizzazione del bambino, Malattie del bambino, Esperienze di abbandono e trascuratezza, Esposizione a critiche, umiliazioni, bullismo, fallimenti scolastici)
-          COPPIA ( si elaborano i traumi comuni alla coppia coniugale e poi i singoli traumi che inficiano la relazione di coppia).
-          GRUPPO
 
EMDR: la sua efficacia
Nel giro di 3-6 sedute si ha dal 77 al 100% di remissione del sintomo in vittime di traumi singoli mentre occorrono almeno 12 sedute per vittime di traumi multipli come per esempio nei reduci di guerra.
Già dalle prime sedute il soggetto può trarre benefici tangibili.
 
EMDR formazione : chi può praticare l’EMDR?
 
L’EMDR può essere eseguito solo da psicoterapeuti che abbiano svolto un percorso formativo riconosciuto a livello nazionale.
Proprio per la complessità del lavoro sul trauma diffidate da persone non adeguatamente formate e verificate su www.emdr.it.
 
UN CASO CLINICO, A ME CARO…
Un’ ansia intensa di guidare la macchina, che gli creava disagio, un problema ancor più grande ora che stava diventando indipendente, autonomo e ambizioso, perché non gli permetteva di essere libero come avrebbe voluto.
Andiamo indietro nella sua storia, la morte di un proprio caro in un incidente stradale.
L’inizio del nostro lavoro con EMDR, il coraggio di mettersi alla guida che riaffiorava seduta dopo seduta, e la riconquista dell’indipendenza.
LETTURE CONSIGLIATE:
-“ EMDR Revolution. Cambiare la propria vita un ricordo alla volta. Una guida per i pazienti” di Tal Croitoru, collana Frontiere della Psiche.
-“ Tu non ci sei più e io mi sento giù” di Anna Rita Verardo e Rita Russo.
 


mercoledì 19 dicembre 2018

La Terapia con Metodo EMDR


Posto un importante articolo uscito oggi sul giornale Repubblica delle Marche sull’importanza e l’efficacia della terapia con metodo EMDR per affrontare e risolvere disturbi connessi ad eventi traumatici.

Dott.ssa Jessica Ferrante
Psicologa- Psicoterapeuta.
Terapeuta EMDR.
3474658525

mercoledì 12 settembre 2018

AVETE MAI PENSATO A UNA TERAPIA FAMILIARE, ANZICHE' INDIVIDUALE?

Da diversi anni mi occupo di minori. Ragazzi che hanno preso strade sbagliate, che hanno vite sregolate prive di orari e di regole, che si sono persi nel sentiero della vita e insieme a loro spesso anche le loro guide, i genitori, che si domandano cosa hanno sbagliato, cosa potevano fare, di chi è la colpa.
Ragazzi che troppo spesso precocemente si avvicinano alle droghe leggere, che non tornano a casa la notte, che frequentano compagnie sbagliate o fidanzati sbagliati, che si dimenticano di frequentare la scuola.

Mi rendo sempre più conto nel mio lavoro di psicoterapeuta di quanto sia importante, in questi casi lavorare con l'intero nucleo familiare, perché tutti possano prendere consapevolezza dei vissuti di ciascun membro in un contesto protetto e rispettoso del dolore di ciascun individuo.
Questo contesto è quello della Psicoterapia Familiare.
Se mi domandate perché non si può lavorare magari con un solo individuo "Il Figlio", " La Madre " o "Il Padre"?
Vi rispondo che si , si può fare! Ma è un lavoro diverso, che a volte non rende giustizia alla complessità della situazione, perché il singolo rischierebbe di sentirsi l'unico pezzo sbagliato di un puzzle, cosa che non rappresenterebbe la realtà.
Non cerchiamo vittime o colpevoli, ma lavorare insieme per risvegliare quelle risorse che la famiglia ha , ma non riesce in quel momento a vedere, per sbloccare l'impasse in cui si trova.
La parola chiave è "INSIEME", uniti.

 
Dott.ssa Jessica Ferrante
Psicologa- Psicoterapeuta.
Terapeuta EMDR.
Ricevo a Macerata in Via Trento D39.
Ricevo per appuntamento.
Contattare il 347-4658525.
 


martedì 20 marzo 2018

L'APPLICAZIONE DEL METODO EMDR IN PSICOTERAPIA

L'APPLICAZIONE DEL METODO EMDR IN PSICOTERAPIA

Chi sono?
Sono la Dott.ssa Jessica Ferrante  una psicologa-psicoterapeuta a indirizzo sistemico-familiare.
Ho conseguito la certificazione per l'utilizzo della metodologia EMDR in psicoterapia.
Ricevo a Macerata in Via Trento D39. 
Mi potete contattare per un appuntamento al 347-4658525

Che cos'è l'EMDR?
L' EMDR è un metodo psicoterapeutico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni emotivamente stressanti.
l'EMDR utilizza i movimenti oculari per desensibilizzare del trauma.
Che cos'è il trauma?

l trauma è una ferita dell'anima, ha un impatto negativo sulla persona che lo vive.
esistono i piccoli traumi cioè esperienze soggettivamente disturbanti ( umiliazione, perdita lavoro, separazioni,ecc). Accanto a questo si collocano i trauma con la T maiuscola cioè quegli eventi che hanno minacciato l'integrità della persona ( terremoto, alluvioni,incidenti, abusi, ecc)

Questi traumi lasciano dei segni a livello celebrale, che si ripercuotono a livello corporeo.

I PRINCIPALI CAMPI DI APPLICAZIONE 

L'EMDR proprio per la sua efficacia , è la psicoterapia di eccellenza nei contesti di emergenza, tant'è che quando avvengono le calamità naturali ( terrEmoti, alluvioni, gravi incidenti ) che coinvolgono una mole grande di persone, l'equipe di psicologi chiamata ad intervenire sono coloro che utilizzano l'EMDR.


lunedì 25 settembre 2017

STUDI APERTI

In occasione della giornata mondiale della Psicologia, Io e la dott.ssa Claudia Capucci aderiamo a una serie di eventi per promuovere la figura dello psicologo.
Proponiamo per il 10 Ottobre 2017 un primo colloquio gratuito rivolto a famiglie o coppie previa prenotazione telefonica al seguente contatto 347-4658525 presso lo studio in via Pola Civitanova Marche e sempre la sera dello stesso giorno alle ore 21 presso la stessa sede un incontro informativo sulla figura dello psicologo.

Dott.ssa Jessica Ferrante

giovedì 19 febbraio 2015

AIUTAMI A CAMBIARE SENZA CAMBIARE

Il titolo di questo post non è così bizzarro come potrebbe sembrare.
A volte il paziente si decide a contattare lo psicologo, quando arriva al limite, quando il sintomo non è più controllabile e gli sta sfuggendo di mano, e ciò provoca la paura ... arriva a contattare lo psicologo a volte guidato e consigliato da un medico di riferimento che ha escluso una qualsiasi origine organica della sintomatologia ( non si può rendere e considerare psicologico qualcosa che non lo è, è perciò fondamentale aver escluso una qualsiasi altra origine del problema), a volte consigliato da conoscenti che ne hanno in passato avuto esperienza di un percorso psicologico, altre volte navigando qua e la in internet smistando tra le varie offerte chiamiamole così che sono presenti sul su territorio.
A volte ti dicono proprio provo te e dopo Lourdes.
Così arriva la chiamata tremante e titubante di quel paziente che ha trovato la forza in sé di provare, la senti subito la sua paura, come quando arrivano nel tuo studio e si vorrebbero fare piccoli come una formica , o subito ti dice che non lo sa nessuno; è  qualcosa che ha deciso  e ha intrapreso da solo e da solo vuole iniziare e concludere questo percorso.
Poi man mano vedi proprio come si scioglie, piano piano da rigido come una statua su quella sedia, le gambe si rilassano, le braccia non sono più conserte ma morbide e perché no si può anche ridere, ma quasi quasi non è poi così male e perché no gli psicologi non sono tutti pazzi come di solito il mondo li descrive.
Così si stringe un contratto terapeutico con il paziente, la coppia o la famiglia che decide di intraprendere un percorso psicologico, che prevede un accordo reciproco rispetto gli obiettivi il contenuto, la lunghezza e i metodi della terapia.
In tutte le sedute ma particolarmente nelle prime è importante creare l'occasione per il soggetto/i di sentirsi a proprio agio per poi affrontare argomenti più impegnativi.
Discutere di argomenti neutrali tende ad aumentare la distensione e la sensazione di essere accettati , e facilita il passaggio al vero lavoro della seduta.
Affinché il percorso abbia successo il paziente deve rispettare il suo terapeuta e credere che egli voglia aiutarlo, i terapeuti devono comprendere i loro pazienti e credere che la " cura " abbia qualcosa da offrire loro per risolvere i problemi..
Arriva poi la parte più dura del lavoro, il paziente di chiede sempre di aiutarlo a cambiare, ma questo cambiamento in realtà e lui stesso ad ostacolarlo e lì che bisogna individuare le risorse che lui porta con sé, enfatizzarle e portarle al massimo livello.
Una visione fondata sulle risorse e sulla resilienza permette di ridurre l'enfasi sulla disfunzionalità del soggetto e del suo sistema, viene sottolineata la capacità auto-riparativa del soggetto o della famiglia /coppia.
Il sintomo non va aggredito, ma compreso, lui rappresenta la modalità comunicativa più idonea che il paziente ha trovato per manifestare il suo disagio.
Come dice Walsh, 1998, " I terapeuti promuovono la resilienza quando dedicano il loro interesse alle risorse e alle capacità di individui e famiglie in misura uguale se non superiore a quelli dedicati ai problemi e ai deficit".

Vi vorrei lasciare con una frase di Steve Jobs che mi piace particolarmente sul cambiamento :

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così " Se vivrai ogni giorno come fosse l'ultimo, un giorno avrai sicuramente ragione"... da allora mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi " Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita , vorrei fare quello che sto per fare oggi?.
E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.
Ricordarmi che morirò presto è il più grande strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita.
Perché quasi tutte le cose, tutte le aspettative, l'orgoglio, i timori di essere imbarazzati o di fallire, svaniscono di fronte all'idea di morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che abbiamo sempre qualcosa da perdere. Siamo già nudi , non c'è ragione quindi per non seguire il nostro cuore.