ferrantejessica@icloud.com

Nome

Email *

Messaggio *

giovedì 19 febbraio 2015

AIUTAMI A CAMBIARE SENZA CAMBIARE

Il titolo di questo post non è così bizzarro come potrebbe sembrare.
A volte il paziente si decide a contattare lo psicologo, quando arriva al limite, quando il sintomo non è più controllabile e gli sta sfuggendo di mano, e ciò provoca la paura ... arriva a contattare lo psicologo a volte guidato e consigliato da un medico di riferimento che ha escluso una qualsiasi origine organica della sintomatologia ( non si può rendere e considerare psicologico qualcosa che non lo è, è perciò fondamentale aver escluso una qualsiasi altra origine del problema), a volte consigliato da conoscenti che ne hanno in passato avuto esperienza di un percorso psicologico, altre volte navigando qua e la in internet smistando tra le varie offerte chiamiamole così che sono presenti sul su territorio.
A volte ti dicono proprio provo te e dopo Lourdes.
Così arriva la chiamata tremante e titubante di quel paziente che ha trovato la forza in sé di provare, la senti subito la sua paura, come quando arrivano nel tuo studio e si vorrebbero fare piccoli come una formica , o subito ti dice che non lo sa nessuno; è  qualcosa che ha deciso  e ha intrapreso da solo e da solo vuole iniziare e concludere questo percorso.
Poi man mano vedi proprio come si scioglie, piano piano da rigido come una statua su quella sedia, le gambe si rilassano, le braccia non sono più conserte ma morbide e perché no si può anche ridere, ma quasi quasi non è poi così male e perché no gli psicologi non sono tutti pazzi come di solito il mondo li descrive.
Così si stringe un contratto terapeutico con il paziente, la coppia o la famiglia che decide di intraprendere un percorso psicologico, che prevede un accordo reciproco rispetto gli obiettivi il contenuto, la lunghezza e i metodi della terapia.
In tutte le sedute ma particolarmente nelle prime è importante creare l'occasione per il soggetto/i di sentirsi a proprio agio per poi affrontare argomenti più impegnativi.
Discutere di argomenti neutrali tende ad aumentare la distensione e la sensazione di essere accettati , e facilita il passaggio al vero lavoro della seduta.
Affinché il percorso abbia successo il paziente deve rispettare il suo terapeuta e credere che egli voglia aiutarlo, i terapeuti devono comprendere i loro pazienti e credere che la " cura " abbia qualcosa da offrire loro per risolvere i problemi..
Arriva poi la parte più dura del lavoro, il paziente di chiede sempre di aiutarlo a cambiare, ma questo cambiamento in realtà e lui stesso ad ostacolarlo e lì che bisogna individuare le risorse che lui porta con sé, enfatizzarle e portarle al massimo livello.
Una visione fondata sulle risorse e sulla resilienza permette di ridurre l'enfasi sulla disfunzionalità del soggetto e del suo sistema, viene sottolineata la capacità auto-riparativa del soggetto o della famiglia /coppia.
Il sintomo non va aggredito, ma compreso, lui rappresenta la modalità comunicativa più idonea che il paziente ha trovato per manifestare il suo disagio.
Come dice Walsh, 1998, " I terapeuti promuovono la resilienza quando dedicano il loro interesse alle risorse e alle capacità di individui e famiglie in misura uguale se non superiore a quelli dedicati ai problemi e ai deficit".

Vi vorrei lasciare con una frase di Steve Jobs che mi piace particolarmente sul cambiamento :

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così " Se vivrai ogni giorno come fosse l'ultimo, un giorno avrai sicuramente ragione"... da allora mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi " Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita , vorrei fare quello che sto per fare oggi?.
E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.
Ricordarmi che morirò presto è il più grande strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita.
Perché quasi tutte le cose, tutte le aspettative, l'orgoglio, i timori di essere imbarazzati o di fallire, svaniscono di fronte all'idea di morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che abbiamo sempre qualcosa da perdere. Siamo già nudi , non c'è ragione quindi per non seguire il nostro cuore.

Nessun commento:

Posta un commento